Act 5 | E di nuovo la luna testimone

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Questa storia partecipa al contest di scrittura creativa Raynor’s Hall a tema lupo.

Si tratta di un nuovo episodio delle Favole d’amore oscurosi tratta di racconti completamente auto conclusivi anche se legati l’uno all’altro, quindi non preoccupatevi che non c’è bisogno di sapere di quel che succede prima. Ho quasi intenzione di sfruttare il contest per andare avanti e darmi l’ispirazione per continuarle… vedremo con il prossimo tema.

Il rumore della cascata copriva ogni altro rumore. Amava il fracasso prodotto dall’acqua quanto odiava le domande insistenti sul suo rifiuto di avere un compagno, per lei facevano più rumore quelle voci che altro. La gente del villaggio aveva bisogno di parlare di qualcuno, almeno quel qualcuno era lei e non una persona più debole, tanto se ne sarebbe andata, prima o poi. Dietro il muro d’acqua c’era una piccola alcova in cui si rifugiava, raggiungibile senza bagnarsi e che usava come rifugio; aspettava la notte e poi tornava a casa con le erbe raccolte nei boschi, così da evitare gli sguardi guardinghi degli abitanti. Studiava da guaritrice, ma pensava di andarsene, magari avrebbe potuto fare il medico itinerante. Uscì dal suo nascondiglio per tornare a casa, quando lo vide. Era un ragazzo alto, muscoloso coi capelli neri raccolti in un codino. Era vestito con abiti larghi, come se non fossero suoi, e guardava qualcosa nel bosco. Cercò di riconoscerlo, ma non si ricordava di averlo mai visto, cosa strana visto che quasi tutti i ragazzi di quell’età le avevano fatto in qualche modo visita e che il villaggio non era molto grande.
«Vi siete perso?»
Il ragazzo si voltò e le sorrise.
«No. Non mi hai mai visto?»
La ragazza si sorprese, perché avrebbe dovuto conoscerlo? Lui sorrise di fronte alla sua espressione.

«Il pomeriggio sul tardi ti inoltri nel bosco e cerchi le erbe, ti rintani dietro la cascata e col buio torni a casa.»
«Mi seguite?» chiese spaventata.
«No. Vengo qui da quando sono bambino, la notte. Ti ho vista molte volte, ma tu non hai mai visto me.»
«Ma se vivi al villaggio…»
«Non ci sono mai andato al villaggio. Nel bosco c’è una vecchia villa, io abito lì. So procurarmi il cibo da solo, quindi non ho necessità di entrare nella civiltà, né tanto meno voglia.»
«La vecchia villa? Davvero vivete lì? Pensavo fosse disabitata.»
«Di certo non è in buone condizioni, ma cerco di tenerla in piedi. Era la casa dei miei genitori.»
«Non avete paura a vivere nel bosco? Dicono che spiriti malvagi lottino tra loro nascosti tra le fronde, per questo non ci sono i lupi.»
Gli occhi di quel ragazzo si intristirono, sembrò che quasi tutta la natura si fosse ammutolita al suo dolore.
«L’unica lotta fu quella che vide la morte di una giovane donna per mano di un uomo rabbioso, i lupi semplicemente portano ancora il cordoglio della battaglia che portò via il loro capo.»
La ragazza rimase a guardarlo allibita, desiderosa che lui continuasse. Tuttavia, si voltò, diretto verso il bosco.
«È tardi, dovresti tornare.»
Dispiaciuta di aver recato dolore a quel ragazzo gentile, annuì mentre lui spariva dietro ai tronchi, ingoiato dai rami della foresta.
Il giorno seguente chiese in giro di quel ragazzo, ma nessuno sembrava conoscerlo. Sembra che le avesse parlato un fantasma che aleggiava vicino la cascata. Il pomeriggio tornò sul fiume e cercò attentamente. Lo vide con le gambe immerse nel fiume, con abiti diversi. Quando la vide avvicinarsi sorrise.
«Sei tornata.»
«Mostrami la villa.»
La condusse tra gli alberi, seguendo un sentiero che solo lui poteva vedere, piccoli segni che aveva imparato a riconoscere. Se fosse andato al villaggio, si sarebbe perso, non abituato alle strade che per lui erano luoghi senza linguaggio.
Esternamente la villa era avvolta da rampicanti, quasi come se la natura volesse fagocitarla. L’interno era ben tenuto, e lei sentì qualcosa. C’era stato amore in quei luoghi, molto amore, e tranquillità. La guardava muoversi tra le stanze, leggiadra vanessa che si muoveva di fiore in fiore, come se fosse quello il suo luogo. Solo per una stanza le chiese di avere rispetto, di non violare quel luogo sacro, come favore per lui, e nel corridoio dove quella stanza giaceva lei sentì dolore.
«Cos’è accaduto qui?»
«Nulla, qui. Solo consapevolezza.»
«Chi siete voi?»
«Chi sei tu, piccola strega? Sì, lo so. Con me non devi temere di essere te stessa.»
«Mia madre mi lasciò sulla porta della guaritrice che mi adottò. Nonostante il mio stato di abbandonata, io ho sempre avuto attenzioni non volute, fu una di queste a farmi capire…»
Le prese una ciocca di capelli e se la fece scorrere tra le dita.
«Non me ne stupisco. Delle attenzioni, intendo.»
I suoi occhi erano dolci, nessuno l’aveva mai guardata a quel modo.
«E voi, invece?»
«Un abominio. Non dovrei neanche avvicinarmi a una purezza come la tua.»
Lasciò andare i capelli e si allontanò, solo allora lei si accorse di come lui avesse paura anche solo a sfiorarla. Lei si avvicinò e gli sfiorò il volto.
«Non dovrei deciderlo io?»
«Sono il figlio del peccato.»
«Io neanche lo so di chi sono figlia.»
«È proprio per questo che sei pura. Commetterei il sacrilegio di…»
Lei gli premette un dito sulle labbra, prima di appoggiarci le sue.
«Non si torna indietro» le disse con un sussurro.
«Tanto non ci volevo tornare indietro.»
Si amarono, negli stessi luoghi in cui i genitori di lui tanto si erano amati, con la stessa passione e foga di chi si aspetta per tanto tempo. Chi fosse lei restava un mistero, lui aveva quasi paura di tradirla col suo solo essere.
L’alba arrivò e molte altre le succedettero, impararono a vivere insieme, lei quasi scomparve dal villaggio. Trovò quello che da anni cercava lontano, a pochi passi da casa. Tuttavia, ogni tanto, lui spariva e la fiducia che lei riponeva in lui ora chiedeva di essere ricambiata con la verità. Così lui, timoroso, la portò nei luoghi che tanto gli avevano fatto male lì le mostrò la verità. In mezzo agli alberi, tra le fronde alte e oscure, una zona di terreno era completamente sterile, neanche l’erba vi cresceva.
«Qui il sangue di mia madre ha contaminato la terra, rendendola incapace di generare altra vita. Qui si è perpetrato uno dei crimini più atroci, uccisa per mano di chi l’aveva generata. Mio padre, principe rinnegato dei lupi, morì per mano del fratello di mio nonno in quei luoghi, lontano dall’amata donna per cui tanto si era battuto. Vampiro e licantropo, io non sono né uno né l’altro. Mia sorella morì che neanche aveva visto la luce.»
«Era di questo che avevi paura.»
«Ora andrai via, è normale.»
«E come questo dovrebbe farmi andare via? Non cambia ciò che sei, perché lo sei sempre stato, e non esiste luogo che non possa essere purificato.»
Si abbassò a sfiorare la terra, l’accarezzò come un amico sincero. Quando levò la mano, un piccolo fiore era sbocciato.
«Se questi luoghi ti evocano tanto dolore, andiamo via.»
«Non è per me che ho paura, ma per te che viaggi per me. Se si scoprisse chi sono, ti saresti in pericolo.»
«Non voglio vivere costretta in questa prigione di rami e di foglie, tuttavia una vita lontano da te mi sarebbe impossibile da vivere. Come possono capire chi tu sia? Andiamo, insieme. Questo luogo rimarrà come luogo in cui tornare, sarà protetto dallo stesso spirito che ha protetto te in questi anni.»
Così nacque la leggenda della fata bianca accompagnata dal fedele lupo, ovunque andassero portavano serenità, che essa fosse nella guarigione o nell’aiuto a passare oltre e anche se giorni bui sarebbero potuti arrivare dopo la pace, loro avrebbe lottato insieme.



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9 pensieri su “Act 5 | E di nuovo la luna testimone

  1. ooooooooooooooh *-*
    Bella questa storia, mi ha preso da subito ed in parte ci avevo preso sull’identità del giovane sconosciuto. Sei riuscita a tra smettere passione e mistero in poche righe, un mix che a me piace molto. La lettura è scorrevole e personalmente non ho notato refusi, quindi perfetta!
    (non che mi aspettassi di meno da te u.u ❤ )

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    • Grazie. ❤
      Immagino che ad aver letto le altre ci si arriva subito, anche perché erano almeno un paio d'anni che volevo scrivere di questi due. Un po' mi dispiace non aver terminato questa serie di racconti… solo che ho cambiato idea sul finale.

      Piace a 1 persona

  2. Pingback: Storie del VIII Contest [concluso] | Raynor's Hall

  3. Molto bella questa narrazione: semplice, descrittiva e dal sapore intenso di una fiaba! La giovane donna, attratta dal licantropo, decide di dargli una possibilità per così dire di “redenzione”, anche se lui non ha fatto niente di particolar, ma è rimasto coinvolto dalle brutte situazioni che gli sono capitate. Molto bello quindi quello che hai scritto e niente, complimenti per la caratterizzazione ^^

    Piace a 1 persona

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